I numeri del tumore al seno metastatico in Italia

I numeri del tumore al seno metastatico in Italia

Oggi diamo i numeri del tumore al seno. E in particolare del tumore al seno metastatico, dal momento che è la giornata dedicata alla conoscenza e alla sensibilizzazione su questo tumore. Che presenta caratteristiche molto diverse da quello iniziale.

Ogni anno si ammalano di tumore al seno oltre 50 mila donne. A quante di loro viene diagnosticato il tumore al IV stadio (ossia, appunto, metastatico) fin dall’inizio? Per quante il tumore iniziale progredisce? E quanti anni hanno queste pazienti? Per rispondere ci viene in aiuto uno studio condotto dall’Azienda Unità Sanitaria Locale–IRCCS di Reggio Emilia e pubblicato su Breast Cancer

Secondo le nuove stime, il tumore viene scoperto al primo stadio nella metà dei casi (50,4%), in stadio II (che è sempre precoce) in circa un terzo (32,4%), in stadio III, cioè localmente avanzato, nel 10,8% e in stadio IV, cioè metastatico, nel 6,4%. Quest’ultima percentuale si traduce in circa 3.500 nuovi casi l’anno già metastatici alla prima diagnosi, complessivamente in Italia. 

 

Lo screening fa la differenza

Si tratta, però, di un dato medio, perché ci sono delle differenze tra le percentuali riscontrate al Nord, più basse (5,1%), quelle del Centro (7,4%) e Sud Italia (7,8%). “Crediamo che la differenza sia dovuta allo screening mammografico e, in generale, alla maggiore diffusione della cultura della diagnosi precoce al Nord”, dice a Salute Seno Lucia Mangone, epidemiologa dell’Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia, Responsabile del Registro Tumori dello stesso comune e prima autrice dello studio: “Questo si riflette nella presenza di un elevato numero di forme precoci nelle regioni settentrionali, mentre le forme avanzate sono più frequenti nelle regioni meridionali”. 

 

L'età delle pazienti metastatiche

Come già si sapeva, gli organi più colpiti dalle metastasi sono le ossa, seguiti dal fegato, dai polmoni e dal cervello. Per quanto riguarda l’età, il tumore si presenta metastatico nella stessa misura sia prima dei 50 anni, sia nella fascia di età da screening mammografico (50-69 anni): viene scoperto, infatti, in stadio IV il 5,6% di tutti i tumori diagnosticati in questi gruppi, mentre la percentuale è dell’8% nelle donne over 70. “Dobbiamo eliminare il pregiudizio che le donne metastatiche siano anziane”, sottolinea Mangone: “Si tratta, invece, molto spesso di pazienti giovani, che lavorano e hanno figli o genitori di cui prendersi cura”. 

 

Oltre 50 mila donne in Italia convivono con la malattia

La ricerca, a cui ha partecipato anche Europa Donna Italia, ha valutato un campione di oltre 5 mila casi raccolti da otto Registri tumori di Nord, Centro e Sud Italia, diagnosticati tra il 2013 e il 2019. Purtroppo - sottolineano gli autori - nei registri tumori non ci sono informazioni sulla comparsa delle metastasi negli anni che seguono la diagnosi. Secondo studi precedenti, la percentuale di tumori che dallo stadio iniziale progredisce verso quello metastatico varia dal 20 al 30%

 

“Per le nostre stime, oggi in Italia sono oltre 50 mila le donne che convivono con il carcinoma mammario metastatico, ossia tutte quelle che si sono ammalate nel 2022 e negli anni passati”, prosegue l’epidemiologa: “Crediamo che questo numero non si distacchi molto da quello reale, considerando la maggior sopravvivenza delle pazienti grazie agli importanti progressi fatti negli ultimi 10 anni. Attualmente anche la chirurgia può essere contemplata in alcuni casi: quando ci sono poche metastasi, per esempio, la chirurgia e la radioterapia ipofrazionata possono essere curative. Chi prende decisioni in ambito sanitario dovrebbe tenere presenti questi numeri, che non sono bassi e, anzi, sono destinati ad aumentare. I centri oncologici, ospedalieri e territoriali, devono sapere che dovranno occuparsi non solo di chi si ammala nel 2022, e garantire che queste donne abbiano una qualità di vita tale da continuare a occupare i loro ruoli nella società”.

 

Ma la multidisciplinarietà dov'è?

Non a caso in questa giornata diverse associazioni hanno acceso i riflettori sulla necessità di un approccio multidisciplinare anche per la fase metastatica, e non solo per gli stadi iniziali della neoplasia. “Oggi abbiamo scelto di portare l’attenzione proprio sulla parola 'multidisciplinare', perché purtroppo non sempre vediamo questo approccio applicato nella realtà di chi convive con il carcinoma al IV stadio”, dice Marina La Norcia, Presidente Noi Ci Siamo - MBC Italia: “Per questo per il 13 ottobre abbiamo chiesto ad alcuni centri oncologici di illuminare di viola le Breast Unit, i luoghi deputati alla cura del cancro al seno. C’è bisogno di un modello di presa in carico multidisciplinare e di una rete di assistenza tra Breast Unit e territorio”. 


Serve una "multidisciplinarietà dinamica"

Se è vero che quando il carcinoma mammario diviene metastatico la paziente è affidata all’oncologo, è altresì vero che altre figure entrano in gioco per garantire la cura più indicata, caso per caso. Ed esistono una serie di temi legati anche alla qualità della vita, che vanno dalla nutrizione alla gestione degli eventi avversi, alle cure palliative, al supporto psicologico. “In alcuni casi sono necessarie le figure del gastroenterologo, del reumatologo, del radioterapista, del radiologo interventista, del neurochirurgo, e così via”, spiega Ugo De Giorgi, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Clinica e Sperimentale in Terapie innovative ed alte dosi dell’IRST “Dino Amadori” IRCCS (uno dei centri che hanno aderito all’iniziativa di Noi Ci Siamo): “La gestione multidisciplinare dei pazienti metastatici è però molto più complessa rispetto a quella dei pazienti con tumore in stadio iniziale, perché i quadri di malattia sono differenti da persona a persona. Gli specialisti, quindi, devono essere attivati ‘on demand’. Il modello da attuare è quello di una multidisciplinarietà dinamica”. 

 

Il modello per le metastasi ossee

Approcci multidisciplinari sono stati già attivati in alcune realtà per le metastasi che colpiscono le ossa, le più frequenti sia nel tumore al seno che in quello della prostata. Tali modelli prevedono, ad esempio, le figure del chirurgo ortopedico, del radioterapista, del palliativista, del fisiatra, del fisioterapista per la fase riabilitativa in seguito ad un eventuale intervento chirurgico. “Gruppi multidisciplinari come questi non possono, ovviamente, essere presenti in ogni centro oncologico o in ogni città - sottolinea De Giorgi - Ciò che conta, infatti, è la loro specializzazione. L'importante, però, è avere una rete che metta in contatto le oncologie con i centri di riferimento specializzati, e che vengano creati dei percorsi di accesso. Avere un gruppo di professionisti dedicati, anche se non in modo esclusivo, ma con elevata competenza, rappresenta sicuramente un vantaggio”. 

 

Un cambio culturale

In questo scenario, la mancanza di risorse - economiche ed umane - degli ospedali e dell'assistenza territoriale è certamente un problema, che però deve essere affrontato in modo strutturale, secondo l'associazione: “Non vogliamo che il tumore al seno metastatico sia ricordato solo in una giornata - conclude La Norcia - ma chiediamo un cambio culturale e un’umanizzazione della cura che parta dall’ascolto di chi convive con la malattia metastatica, per creare soluzioni concrete”. 

13 ottobre 2022

a cura di Tiziana Moriconi

https://www.repubblica.it/salute/2022/10/14/news/i_numeri_del_tumore_al_seno_metastatico_in_italia-369967138/


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